Ho un bimbo con ADHD, fatica a concentrarsi e ha una memoria di lavoro fragile. Questo implica che, durante lo svolgimento di un calcolo, il processo debba essere sostenuto in modo da poter giungere alla fine senza interruzioni.
Tenere a mente i numeri non è cosa semplice.
Anche le tabelline sono un problema da sempre. Non le ha imparate perchè le dimenticava velocemente. Ad un certo punto ha smesso di provarci.
Abbiamo iniziato a lavorare con la tavola pitagorica e moltiplicazioni e divisioni sono diventate gestibili.
Ma guardare continuamente la tavola pitagorica distoglie l'attenzione dal procedimento di calcolo.
Gli ho proposto di ripassare le tabelline.
Ha avuto una crisi di pianto. Senza lacrime. Non dico che fosse un capriccio, era ansia e paura di misurarsi con una nuova sconfitta, qualcosa che lo avrebbe fatto sentire diverso dai compagni.
Ma come un capriccio l'ho trattato senza dargli troppo peso.
Gli ho dato in cambio la fiducia, o lui l'ha data a me. Gli ho detto che molti dei miei studenti sbagliano. Gli ho spiegato che studiare le tabelline, anche sbagliando il risultato, permette di capire in futuro le basi della fattorizzazione e molto altro ancora.
Gli ho spiegato che esercitare la memoria, anche quella più fragile, anzi soprattutto quella più fragile, è indispensabile.
Lo spingo durante le mie lezioni a ritrovare le tabelline nella sua memoria, abbiamo molti paracadute: la tavola pitagorica, la calcolatrice. Ma soprattutto la mia presenza e costanza che restituisce a lui un messaggio semplice: "ce la puoi fare!"
E non ha più paura di provarci!
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