In questo continuo braccio di ferro tra scuola e famiglie, tra docenti impreparati e genitori che non accettano i limiti dei propri figli, tra presidi che non difendono gli insegnanti che fanno adeguatamente il proprio lavoro e tutor che credono di aiutare ma spesso semplificano troppo, io non sto né da una parte né dall’altra.
Io preferisco stare dalla parte dei ragazzi e se proprio devo preferisco giocare al tiro alla fune con loro.
Li vedo soffocati da materiali didattici illeggibili, non spiegati, pensati solo per chi è già bravo. Li vedo in balia di famiglie che urlano invece di ascoltare, che si rifugiano dietro diagnosi senza accettare che a volte serve fermarsi per imparare meglio. Li vedo lasciati soli da chi dovrebbe guidarli e da chi, in buona fede, offre strumenti inadeguati perché non conosce davvero la materia.
Io resto al loro fianco!
Ma stare dalla parte dei ragazzi non significa giustificarli sempre. Significa aiutarli a capire quando non stanno lavorando bene, quando stanno cercando scorciatoie invece di impegnarsi davvero. Significa aprire loro gli occhi, mostrare in che ambito devono muoversi con correttezza, far capire loro cosa vuol dire davvero apprendere.
Io sto con loro quando hanno bisogno di essere incoraggiati. Sto con loro quando meritano di essere lodati, gratificati, anche per i piccoli passi che compiono. Sto dalla loro parte perché comprendo il loro enorme sforzo nel districarsi in un ambiente scolastico spesso difficile, in un contesto sociale che diventa sempre più complesso a causa di tanti fattori che tutti conosciamo.
E allora lo dico chiaro: i ragazzi hanno bisogno di qualcuno che dica la verità. Che sappia cosa significa davvero imparare, cosa significa davvero insegnare. Che abbia provato sulla propria pelle cosa vuol dire ottenere un titolo di studio. Io sto con loro. Sempre."
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