La mia maestra delle elementari era una persona normale con tanti difetti e mille buone qualità. Riusciva a tenere per tutta la mattina (a quei tempi si tornava a casa per pranzo e il pomeriggio si restava a casa a studiare) 31 allievi, attenti a lezione ed in buon ordine.
Ciò che non era in grado di insegnare lo andava a scovare tra i genitori, questa era la sua più grande abilità.
C’era un genitore che la aiutava durante le ore di ginnastica. Ricordo che appena entrati in palestra dovevamo metterci in fila per ordine di altezza. Io ero già una spilungona, la più alta della classe (cosa che non mi piaceva affatto ma era il mio unico primato e ci tenevo). Il papà istruttore sosteneva però che suo figlio dovesse essere il primo della fila. Non ho mai saputo cosa pensasse l'ultimo della fila...
C’era un papà che aiutava con il traforo e una mamma che insegnava a ricamare punto croce. Io, attratta da entrambe le attività, ero tormentata in una scelta tra un'attività maschile e una femminile, come da etichetta.
C’era mia mamma che ci insegnava a cantare, motivetti che non dimenticherò mai, in tutti i dialetti ma soprattutto baluardi di tutti i fronti politici senza alcuna presa di parte. Lo scopo era quello di cantare e non quello di schierarsi.
C’erano genitori molto indaffarati con il lavoro e che quindi potevano dedicare alla classe solo poche ore, lo stretto indispensabile per descrivere con semplicità ciò che facevano durante la loro giornata lavorativa. E dopo a noi bambini toccava l'onere di svolgere un tema sull'argomento.
I genitori aiutavano la maestra e aiutavano noi bambini a crescere.
Sono passati tanti anni, non vi dico quanti, e la scuola si è strutturata con insegnanti specializzati in ogni disciplina. I programmi da seguire sono diventati sempre più vasti e dettagliati. Le ore di permanenza a scuola sono raddoppiate.
I genitori non servono più?
Oggi più che mai trovo che siano fondamentali per la crescita dei ragazzi.
In questo particolare periodo storico lo chiedono gli insegnanti, non esplicitamente come aveva fatto la mia maestra ma in forma diversa. Non vogliono qualcuno che si sostituisca a loro nella spiegazione o nella valutazione.
Desiderano che un genitore dia ai figli ciò che loro non possono offrire: il proprio Tempo.
“Dare il Tempo” vuol dire indicare la giusta quantità di esercizi da svolgere ogni giorno per arrivare pronti alla data della verifica o il numero di volte che bisogna ripetere una nozione per saperla esporre adeguatamente durante l’interrogazione, come un cronometro.
Ma non solo...
“Dare il Tempo” è dare la giusta attenzione all’apprendimento e alla crescita.
“Dare il Tempo” è un modo semplice per donare la propria presenza ai figli in un momento in cui rischiano di perdere riferimenti se non adeguatamente seguiti.
“Dare il Tempo” è un buon modo di schierarsi dalla parte dei figli e fargli sentire che in qualsiasi circostanza ce la faranno.
“Dare il Tempo” significa guardare insieme al futuro con un sorriso e tanta complicità.
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