Questa mattina ho ricevuto una lettera da una bimba di 10 anni, una mia giovanissima cuginetta.
Mi scrive che le manco da morire, che le mancano i miei figli e i miei cani. Mi trasmette a chiare lettere la necessità di abbracci, di sentire le persone vicine.
Ho preso carta e penna e le ho risposto. La mia mano è ormai incerta talmente sono abituata a scrivere con la tastiera. Ho sentito qualche crampo al polso dopo solo mezza pagina.
Ma gustavo la scoperta di una idea geniale, non mia ma di quella bimba: scrivere alla vecchia maniera e abbandonare per una volta l’immediatezza della comunicazione online per privilegiare altro.
Le pagine che stavo scrivendo con tanto impegno le ho toccate e tra qualche giorno saranno nelle manine di quella bimba e lo saranno per sempre. Un contatto fisico vero, reale anche se in “differita”.
Per consolarla dalle tristezze le ho raccontato che nel mondo ci sono moltissimi scienziati che lavorano per migliorare il nostro futuro.
In questo momento, a distanza di un anno esatto dall’inizio della pandemia, per tutti noi però non si tratta di aspettare passivamente che il loro lavoro dia i frutti sperati.
Tutti, anche i bambini, hanno un compito preciso: costruire un futuro migliore riscoprendo e conservando dal passato le cose più belle.
Le ho detto che i bambini hanno il dovere di far sorridere gli adulti in modo da darci la forza di proteggerli e accudirli al meglio. Io grazie alla mia cuginetta ho riscoperto la gioia dell’attesa dello scambio epistolare.
Mi ha donato un sorriso e spero di renderglielo tra qualche giorno, quando riceverà la mia busta.
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