Ho sentito le emozioni scorrermi dentro, quelle belle, bellissime da togliere il fiato e quelle brutte, tristi, irritanti.
Le ho viste passare anche negli occhi dei miei bimbi, quelli che studiano con me.
Un dispiacere, un litigio, problemi in famiglia o talvolta un innamoramento, la gioia di una partita vinta, l’emozione per l’arrivo delle vacanze o la preoccupazione per la loro fine.
Ogni volta che passa un’emozione troppo grande da poter essere gestita “salta” la matematica, i conti non tornano.
Poco importa se a turbare i nostri calcoli è una gioia, la accettiamo felici di cadere in errore.
Quando invece la tristezza o la paura ci catturano sbagliare un esercizio ci priva ancora una volta della serenità e la confusione rischia di prendere il sopravvento.
La settimana scorsa è successo a me, periodo difficile emotivamente, e ho sbagliato due esercizi.
Ho corretto gli errori...la distrazione ha avuto limitate conseguenze negative.
Ma il mio mestiere mi ha aiutato a curare anche le emozioni: i bimbi e la loro matematica hanno richiesto tutta la mia attenzione e sono entrata in quel mondo perfetto fatto di regole e un po’ di magia.
Un luogo dove percorrendo mille strade diverse puoi arrivare sempre allo stesso risultato corretto: il solo dubbio sta nel cercare di prendere la via più breve ed elegante ma in ogni caso se si gioca bene si arriva al traguardo.
Vorrei che i miei bimbi vedessero l’ora di matematica con me come un momento di pausa dai turbamenti, un’oasi in cui tutto è gratificante, una caccia al tesoro con la vincita assicurata.
Studiare le regole, imparare le formule, conoscere le tabelline, creare gli schemi e saper usare gli strumenti matematici correttamente permette di entrare in una bolla di serenità.
A scuola come a casa la matematica dovrebbe essere questo: la conquista di un equilibrio.
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