Passa ai contenuti principali

Emotività matematica



Ho sentito le emozioni scorrermi dentro, quelle belle, bellissime da togliere il fiato e quelle brutte, tristi, irritanti.

Le ho viste passare anche negli occhi dei miei bimbi, quelli che studiano con me.

Un dispiacere, un litigio, problemi in famiglia o talvolta un innamoramento, la gioia di una partita vinta, l’emozione per l’arrivo delle vacanze o la preoccupazione per la loro fine.

Ogni volta che passa un’emozione troppo grande da poter essere gestita “salta” la matematica, i conti non tornano.

Poco importa se a turbare i nostri calcoli è una gioia, la accettiamo felici di cadere in errore.

Quando invece la tristezza o la paura ci catturano  sbagliare un esercizio ci priva ancora una volta della serenità e la confusione rischia di prendere il sopravvento.

La settimana scorsa è successo a me, periodo difficile emotivamente, e ho sbagliato due esercizi.

Ho corretto gli errori...la distrazione ha avuto limitate conseguenze negative.

Ma il mio mestiere mi ha aiutato a curare anche le emozioni: i bimbi e la loro matematica hanno richiesto tutta la mia attenzione e sono entrata in quel mondo perfetto fatto di regole e un po’ di magia. 

Un luogo dove percorrendo mille strade diverse puoi arrivare sempre allo stesso risultato corretto: il solo dubbio sta nel cercare di prendere la via più breve ed elegante ma in ogni caso se si gioca bene si arriva al traguardo.

Vorrei che i miei bimbi vedessero l’ora di matematica con me come un momento di pausa dai turbamenti, un’oasi in cui tutto è gratificante, una caccia al tesoro con la vincita assicurata. 

Studiare le regole, imparare le formule, conoscere le tabelline, creare gli schemi e saper usare gli strumenti matematici correttamente permette di entrare in una bolla di serenità.

A scuola come a casa la matematica dovrebbe essere questo: la conquista di un equilibrio.

Commenti

Post popolari in questo blog

Socrate e Pitagora

La maieutica, o metodo socratico, è una tecnica filosofica attribuita a Socrate il cui scopo è guidare una persona verso la conoscenza attraverso il dialogo e la riflessione. Il termine deriva dal greco "maieutikḗ", che significa "arte di far partorire". Socrate paragonava il suo metodo al lavoro della levatrice, capace di "far nascere" idee e verità già presenti nella mente dell’individuo, ma ancora inespresse o non pienamente comprese. Facile, no? Negli ultimi anni l’educazione ha attraversato profondi cambiamenti, abbracciando metodi sempre più interattivi e collaborativi.  Ispirati alla maieutica con ottime intenzioni, vengono applicati in modo confuso, tradendo i presupposti iniziali, vista la natura umana dei docenti. Lavorando a stretto contatto con chi vive difficoltà scolastiche, noto come la totale eliminazione della didattica frontale, attuata ormai da molti docenti, generi non pochi problemi, ancor più nella matematica, dove una teo...

Ma tu ...da che parte stai?

In questo continuo braccio di ferro tra scuola e famiglie, tra docenti impreparati e genitori che non accettano i limiti dei propri figli, tra presidi che non difendono gli insegnanti che fanno adeguatamente il proprio lavoro e tutor che credono di aiutare ma spesso semplificano troppo, io non sto né da una parte né dall’altra.  Io preferisco stare dalla parte dei ragazzi e se proprio devo preferisco giocare al tiro alla fune con loro. Li vedo soffocati da materiali didattici illeggibili, non spiegati, pensati solo per chi è già bravo. Li vedo in balia di famiglie che urlano invece di ascoltare, che si rifugiano dietro diagnosi senza accettare che a volte serve fermarsi per imparare meglio. Li vedo lasciati soli da chi dovrebbe guidarli e da chi, in buona fede, offre strumenti inadeguati perché non conosce davvero la materia. Io resto al loro fianco! Ma stare dalla parte dei ragazzi non significa giustificarli sempre. Significa aiutarli a capire quando non stanno lavora...

il mondo è fatto a scale....

Qualche sera fa ho assistito a un concerto Candlelight. L’atmosfera era perfetta: luci soffuse, candele a centinaia, silenzio attento da parte del pubblico. Sembrava l’occasione ideale per lasciarsi trasportare dalla musica.  Purtroppo però, nel momento stesso in cui è iniziata la performance, molte cose non sono andate come speravo. Ho sentito un arrangiamento musicale dissonante, privo di armonia, senza struttura: i due violini e la viola portavano avanti le stesse note e il violoncello pareva non voler cedere spazio ai tre strumenti antagonisti. Nessuna coerenza tra gli strumenti o cura nei passaggi. Nessuna alternanza di voci. Anche il tecnico del suono non ha svolto adeguatamente il suo compito, si è limitato ad accendere e spegnere il microfono, senza regolare i volumi. Alcune voci erano soffocate, altre gracchiavano dalle casse, posizionate peraltro troppo vicino agli spettatori. Il risultato è stato un’esperienza stonata, sbilanciata, fastidiosa, nonostante le b...