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in viaggio


Sono in Sicilia, da mia mamma. Mare cristallino, profumo di fiori che si schiudono la sera e sapore di mare che arriva in camera la mattina presto dalle finestre socchiuse. 
Per me una terra di vacanza, assenza di lavoro, nessuna scadenza.
Un miraggio che diventa realtà ogni anno sin da piccola.
Quando ero giovane il viaggio era eterno e rovente; attraversavo l’Italia da Torino a Reggio Calabria dormendo sui sedili posteriori di un furgone rosso fuoco. Non c'erano finestrini dietro ma soltanto due deflettori che si aprivano di una decina di centimetri a compasso.
Non entrava un filo d’aria e io dormivo per non patire. 27 ore di macchina a 80 km orari.
Mia mamma seduta davanti con mio fratello in braccio cantava tutte le sigle dei cartoni animati; lui parlava in continuazione e non dormiva mai.
Ogni tanto compravamo delle caramelle a forma di ciuccio per avere qualcosa che interrompesse la monotonia del viaggio ma il viaggio era monotono lo stesso e in compenso mio fratello e mia mamma erano ricoperti di zucchero, profumavano di fragola e appiccicavano come fossero stati carta moschicida.
Arrivati a Reggio Calabria ci mettevamo in coda per attraversare lo stretto di Messina. È stato lì che ho incontrato per la prima volta un lavavetri, mai visti a Torino; uno spavento pazzesco, un uomo si è scaraventato con una bottiglia piena d’acqua sul parabrezza urlando parole incomprensibili. Ricordo ancora il batticuore per il risveglio improvviso.
Poi prendevamo il traghetto, una sorta di arrembaggio, un assalto per aggiudicarsi il posto più a lato, ma non troppo, in modo da non restare bloccati in uscita. Anni di esperienza per imparare la tattica corretta. Usciremo da davanti o ci faranno fare manovra e usciremo da dietro? Quante incognite!
Altrettanto caotico e avventuroso era lo sbarco e l’uscita dal porto. 
Arrivavamo in Sicilia. Casa, finalmente….e invece no, perchè nei primi anni non esisteva ancora l’autostrada ma soltanto stradine spesso sterrate.
Mio padre si orientava benissimo in posti del tutto sconosciuti e mi dava sicurezza essere nelle sue mani. Non so come facesse, se usasse il sole come riferimento…non so, glielo chiederò oggi pomeriggio.
Comunque, alla fine arrivavamo e dopo esserci fatti spazio tra la vegetazione incolta di un anno, entravamo in casa ed era vacanza.
Da qualche anno ormai prendo l’aereo e poi in aeroporto affitto una macchina, mi trasferisco da Palermo a Mazara del Vallo in autostrada. Tutto molto più tranquillo e comodo. 
Una leggera ansia da viaggio però mi accompagna sempre, forse per il mio carattere, forse per il mio passato.
In questi anni non abbiamo più viaggiato molto, il COVID ci ha bloccato.
L’anno scorso sono finalmente tornata in Sicilia, sempre in aereo, sempre affittando la macchina, sempre con mia mamma che mi aspettava a casa con una buona teglia di pasta al forno con le melanzane e la salsa fatta in casa.
Ma l’ansia è stata tantissima: mascherina, distanze, niente contatti prima dell’inizio delle vacanze, tampone da prenotare sia per l'andata che per il ritorno e la speranza di non risultare positiva, pass, certificato di vaccinazione.
Tanta ansia, tanto stress per ogni spostamento anche perché attraversavo un confine nazionale e le regole cambiavano di zona in zona e di settimana in settimana, bisognava conoscerle tutte.
Comunque il premio era assicurato! Il mare freddo e trasparente, i profumi nell’aria, la caponata e la pasta con le sarde: vacanza.

Spero davvero di aver descritto bene il mio stato d’animo durante i viaggi perché adesso, con  queste sensazioni ben impresse nella vostra mente, vorrei farvi immaginare le difficoltà che un ragazzo con disturbi dell’apprendimento è costretto ad affrontare durante il percorso scolastico. Non viaggia attraverso terre lontane e con mezzi limitati, ma tra le materie e i loro programmi di studio già difficili per tutti e per lui ancora più complicati a causa della sua neurodiversità.

Io per andare in Sicilia avevo al mio fianco mamma e papà e per quanto faticosa fosse la traversata non avevo dubbi che ce l’avrei fatta: da parte mia dovevo avere soltanto molta pazienza. 

I nostri studenti sono soli a scuola, non hanno mamma e papà accanto e sono ancor più smarriti se hanno disturbi di apprendimento. 

Gli insegnanti sono una valida guida. I più fortunati hanno un tutor che li segue a casa o un aiuto anche a scuola per costruire un metodo di studio efficace e fornire le giuste indicazioni per affrontare test e verifiche nel migliore dei modi. 

Ma, specialmente all’inizio, durante le verifiche e i test non possono contare su nessuno. Nemmeno su un metodo già collaudato perché non l’hanno ancora messo a  punto, non ne hanno avuto il tempo.

E allora la pazienza deve essere messa in campo non soltanto dai nostri giovani in difficoltà ma anche da tutti gli altri giocatori, noi adulti. 

Dobbiamo permettere loro di proseguire nella costruzione di un metodo che li renda indipendenti al pari di tutti gli altri studenti.

Questo cosa vuol dire?

Arriva sempre il momento di superare un esame, un test, una semplice verifica e vorrei davvero che comprendeste quanto sia frustrante e snervante dover ogni volta seguire indicazioni diverse a seconda della materia, del professore, del test, della scuola e non poter contare su una prassi riconosciuta in modo omogeneo sul territorio…non soltanto a parole ma con i fatti. Vivono in uno stato di continua emergenza dove tutto cambia a seconda della situazione, un po’ come le norme anticovid cambiavano a seconda della regione che si attraversava.

La pazienza richiesta a noi adulti cui facevo riferimento non è un atteggiamento passivo bensì una partecipazione empatica alle loro difficoltà non pretendendo nell’immediato un’indipendenza al pari dei loro coetanei.

La pazienza attiva è la capacità di proporre strategie per l'apprendimento e supporti per ovviare alle difficoltà, stimolando quotidianamente la loro curiosità e la loro intelligenza.

La nostra pazienza deve essere vista ai loro occhi come la fiducia che riponiamo in loro, la nostra certezza che lavorando sodo arriveranno al pari degli altri a concludere il percorso scolastico.

E alla fine potranno godere della soddisfazione di aver viaggiato, imparato e apprezzato il proprio percorso di studi.




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