C’è un’ombra sottile che a volte si allunga sulla scrivania dei ragazzi. È quella che compare quando, a pochi giorni dall’esame, li vediamo lì, davanti ai libri… ma con lo sguardo perso, la mente altrove. “Non so più da dove iniziare.”
Lo abbiamo visto succedere. E forse, in fondo, lo ricordiamo perchè è successo anche a di noi.
È il momento in cui la paura di non sapere abbastanza spinge a voler fare ancora di più, a cercare esercizi nuovi, argomenti inediti, risposte che non si trovano.
Ma proprio lì, proprio in quel bisogno di riempire, si rischia di svuotare tutto. Il cervello, sotto stress, non ha spazio per il nuovo.
Anzi: basta un esercizio che non viene, una formula dimenticata, per scatenare il panico. E quel panico può cancellare persino ciò che si sa benissimo.
Per questo, nei giorni prima degli esami, il nostro ruolo — da tutor, insegnanti, genitori — cambia. Non è più quello di chi spiega, insegna, trasmette. È quello di chi guida nel ripasso, con pazienza e misura.
E qui entra in gioco una parola chiave: ripasso attivo.
Significa sfogliare solo ciò che è già noto. Non aggiungere, ma riconoscere.
Aiutiamoli a riguardare gli esercizi svolti con uno sguardo nuovo, attento. Non per rifarli, ma per rileggerli con cura, come se li stessero spiegando a qualcun altro. Ogni passaggio, ogni ragionamento è un tassello della loro sicurezza.
Il giorno prima dell’esame non è un terreno per scoperte. È il momento della ricognizione.
Si cammina sul sentiero già percorso, non per vedere quanto sia solido ma per riattivare i meccanismi di pensiero appresi durante l'anno.
E noi, accanto a loro, possiamo essere la voce che non spinge avanti, ma che sussurra:
“Fermati. Guarda. Lo sai già.”
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