Essere un tutor efficace trascende la semplice conoscenza della materia. Implica una profonda comprensione di ciò che accade nella mente dell'apprendente, la capacità di decifrare il suo processo di pensiero, individuare i blocchi cognitivi e riconoscere quale specifica funzione esecutiva sta venendo meno al ragionamento.
Recentemente l'incontro con una madre ha messo in luce questa urgenza. Sua figlia è una ragazza con discalculia, una memoria di lavoro fragile e una memoria procedurale debole, ma con un ottimo orientamento visuo-spaziale.
In due mesi un docente, sebbene probabilmente esperto nella sua disciplina, ha affrontato argomenti complessi come i triangoli simili o la fattorizzazione dei trinomi di secondo grado senza risultati a livello di comprensione da parte della ragazza.
Il problema cruciale? L'assenza totale di supporti strutturati: nessuno schema, mappa visiva, o traccia guidata è stata proposta. È mancata quella guida al pensiero costruita personalmente sugli elementi salienti, essenziale per facilitare la comprensione del procedimento e la sua corretta riproduzione nell'esercizio.
Questi accorgimenti metodologici sono ciò che rende uno schema davvero funzionale, adattandolo alle specifiche fragilità di ogni studente.
Ad esempio la risoluzione di problemi sui Triangoli Simili può essere affrontata in modo diverso a seconda della fragilità.
- Una debolezza visuo-spaziale richiederebbe un disegno di supporto con l'uso strategico di colori per evidenziare i lati corrispondenti.
- Una dislessia beneficerebbe di equazioni di riferimento chiare per strutturare correttamente la relazione tra i lati.
- Una memoria procedurale fragile, come nel caso di questa ragazza, dovrebbe essere sostenuta da una scaletta precisa di passi (evidenziare i lati, identificare l'incognita, scrivere l'equazione risolutiva).
Proprio questa scaletta, che trasforma il procedimento in una sequenza visibile, sarebbe stata la chiave per "aprire" il canale cognitivo più forte della ragazza: il suo visuo-spaziale.
Questo scenario è un invito alla consapevolezza metodologica. Nella didattica della matematica, non è sufficiente padroneggiare la materia, né conoscere le sole difficoltà di apprendimento: è imprescindibile saper unire intimamente le due prospettive.
Il tutor consapevole è uno Specialista in Esecuzione Matematica perché legge i processi mentali e riconosce i punti di forza e le fragilità esecutive.
Trasforma la matematica in percorsi concreti, visibili e percorribili, ancorandoli a mappe, colori, regole e strutture.
Essere un SEM significa, in sostanza, saper creare ponti cognitivi tra la teoria astratta e il modo personale in cui ogni ragazzo elabora, memorizza e organizza l'informazione.
Soltanto in questo modo il tutoraggio cessa di essere un mero "aiuto compiti" e si trasforma in un intervento formativo che lascia in eredità strumenti autonomi, anziché dipendenza.
La consapevolezza didattica è la vera, ineludibile competenza.
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