Negli ultimi anni, diversi filosofi e pedagogisti hanno parlato di pensiero collinare: un modo di guardare il sapere da un punto intermedio, tra la pianura e la montagna. Non è un pensiero che si isola ma nemmeno che si appiattisce: cerca una prospettiva equilibrata da cui si possa vedere lontano senza perdere il contatto con la realtà. Nella matematica e nella sua didattica questa immagine diventa particolarmente efficace. Esistono infatti due vette che si guardano da lontano: da una parte la vetta della comprensione matematica, quella dei teoremi, dell’astrazione, della bellezza delle strutture logiche; dall’altra la vetta dell’apprendimento, quella della coscienza neuropsicologica, delle funzioni esecutive, della memoria di lavoro, dell’attenzione e della flessibilità cognitiva. Tra queste due altezze si estende una valle, quella della pratica quotidiana, dove si insegnano e si imparano le basi. È lì che spesso ci si perde: chi sta su una vetta non vede l’altra, e chi re...
Essere un tutor efficace trascende la semplice conoscenza della materia. Implica una profonda comprensione di ciò che accade nella mente dell'apprendente, la capacità di decifrare il suo processo di pensiero, individuare i blocchi cognitivi e riconoscere quale specifica funzione esecutiva sta venendo meno al ragionamento. Recentemente l'incontro con una madre ha messo in luce questa urgenza. Sua figlia è una ragazza con discalculia, una memoria di lavoro fragile e una memoria procedurale debole, ma con un ottimo orientamento visuo-spaziale. In due mesi un docente, sebbene probabilmente esperto nella sua disciplina, ha affrontato argomenti complessi come i triangoli simili o la fattorizzazione dei trinomi di secondo grado senza risultati a livello di comprensione da parte della ragazza. Il problema cruciale? L'assenza totale di supporti strutturati: nessuno schema, mappa visiva, o traccia guidata è stata proposta. È mancata quella guida al pensiero costruita pers...