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buoni o cattivi?

Ricordo perfettamente il rumore del gessetto sulla lavagna. Quel suono secco, veloce, quasi impaziente. La maestra usciva dalla classe per andare dal preside o da una collega e lasciava a uno di noi il compito di dividere la lavagna in due: i buoni da una parte, i cattivi dall’altra. Bastava un’azione, una parola fuori posto, un gesto non controllato per finire nel lato sbagliato. E io, che ero diligente, che ci tenevo tanto ad essere dalla parte dei buoni, ero sempre dal lato giusto. Con le mie azioni esprimevo un comportamento controllato. Decidevo come volevo essere e lo ero. Quella linea di gesso separava non solo la classe, ma anche il modo in cui vedevamo noi stessi. Io ero una bimba che si comportava bene. Ben inserita nel contesto. Con il passare degli anni però, nonostante una timidezza non esasperata, una insicurezza addomesticabile, ho imparato a temere il gruppo, a non sopportare a lungo le comitive, non per ciò che avrei potuto fare per essere spostata nel grup...
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Ma tu ...da che parte stai?

In questo continuo braccio di ferro tra scuola e famiglie, tra docenti impreparati e genitori che non accettano i limiti dei propri figli, tra presidi che non difendono gli insegnanti che fanno adeguatamente il proprio lavoro e tutor che credono di aiutare ma spesso semplificano troppo, io non sto né da una parte né dall’altra.  Io preferisco stare dalla parte dei ragazzi e se proprio devo preferisco giocare al tiro alla fune con loro. Li vedo soffocati da materiali didattici illeggibili, non spiegati, pensati solo per chi è già bravo. Li vedo in balia di famiglie che urlano invece di ascoltare, che si rifugiano dietro diagnosi senza accettare che a volte serve fermarsi per imparare meglio. Li vedo lasciati soli da chi dovrebbe guidarli e da chi, in buona fede, offre strumenti inadeguati perché non conosce davvero la materia. Io resto al loro fianco! Ma stare dalla parte dei ragazzi non significa giustificarli sempre. Significa aiutarli a capire quando non stanno lavora...

Socrate e Pitagora

La maieutica, o metodo socratico, è una tecnica filosofica attribuita a Socrate il cui scopo è guidare una persona verso la conoscenza attraverso il dialogo e la riflessione. Il termine deriva dal greco "maieutikḗ", che significa "arte di far partorire". Socrate paragonava il suo metodo al lavoro della levatrice, capace di "far nascere" idee e verità già presenti nella mente dell’individuo, ma ancora inespresse o non pienamente comprese. Facile, no? Negli ultimi anni l’educazione ha attraversato profondi cambiamenti, abbracciando metodi sempre più interattivi e collaborativi.  Ispirati alla maieutica con ottime intenzioni, vengono applicati in modo confuso, tradendo i presupposti iniziali, vista la natura umana dei docenti. Lavorando a stretto contatto con chi vive difficoltà scolastiche, noto come la totale eliminazione della didattica frontale, attuata ormai da molti docenti, generi non pochi problemi, ancor più nella matematica, dove una teo...

pensare a fumetti

Ho sempre sentito la necessità di scrivere, anche quando a scuola i miei temi non erano apprezzati. Scrivevo per me stessa, per riordinare le emozioni e riordinare gli eventi che la vitai proponeva. I giovani con disturbi dell'apprendimento specifici nell'ambito della scrittura vedono la stesura di un tema come il peggiore degli incubi. Esiste un modo per avvicinarli alla scrittura? Secondo me sì, esistono vari strumenti. Uno di questi è il fumetto. Il fumetto è un mondo magico dove parole e immagini si fondono per creare storie uniche. È un'opportunità per tutti, soprattutto per chi ha difficoltà con la lettura o la concentrazione, come nel caso di DSA o ADHD. Le vignette sono come piccole finestre sull'immaginazione, dove poter dare vita alle idee. Organizzarere i pensieri in sequenze visive diventa più semplice, proprio come costruire una mappa concettuale. Narrare con immagini, invece di utilizzare solo parole, permette di concentrarsi sugli elementi chi...

sistema eccellente

In ambito scolastico, rincorrere ciecamente l'eccellenza porta il rischio di privilegiare i migliori a scapito dei più fragili, effetto di rilevanza sociale fondamentale. La scuola non è solo un’istituzione didattica, ma una realtà che abbraccia l’intera popolazione, influendo profondamente sulla formazione culturale e critica di una società. Per quanto riguarda la scuola dell'obbligo, nell’analizzare il programma didattico della matematica, ho avuto talvolta modo di osservare che il desiderio di garantire standard elevati e risultati brillanti può portare a trascurare a priori gli studenti che, per varie difficoltà o disturbi dell'apprendimento, non riescono a tenere il passo.  Questa situazione non è dovuta a mancanza di attenzione, ma a fattori strutturali che ostacolano l’adeguamento alle esigenze di chi incontra maggiori ostacoli. Nel contesto scolastico, possiamo distinguere due tipologie di approccio: quello “di sostegno” e quello “di inclusione”.  L'approccio di...