Quando l’errore non si ferma e diventa conseguenza. Immaginate di fare un lavoro e di essere disordinati nel catalogare i dati, le ore lavorate, le attività svolte. Nel complesso, il lavoro risulta mal riuscito: troppi errori, poca chiarezza, confusione nella gestione e nella visione d’insieme. Nonostante qualche richiamo o indicazione, non riuscite a correggere la rotta. Poi, al momento di chiudere, l’ultimo errore: sbagliate a fare i conti e chiedete molto meno di quanto vi spetterebbe, non per la qualità, ma per il tempo impiegato. Un danno nel danno. Anche la parte finale – quella legata al riconoscimento del proprio impegno – è compromessa. Non è più un errore isolato, ma una catena lasciata crescere. Una gestione fragile del lavoro e di sé: mancanza di autocontrollo, di valutazione critica, di lucidità. Una fragilità non intercettata in tempo. Questo tipo di situazione non è raro, e merita attenzione. Un errore non è solo un inciampo: quando non viene gestito, si ampl...
C’è un’ombra sottile che a volte si allunga sulla scrivania dei ragazzi. È quella che compare quando, a pochi giorni dall’esame, li vediamo lì, davanti ai libri… ma con lo sguardo perso, la mente altrove. “Non so più da dove iniziare.” Lo abbiamo visto succedere. E forse, in fondo, lo ricordiamo perchè è successo anche a di noi. È il momento in cui la paura di non sapere abbastanza spinge a voler fare ancora di più, a cercare esercizi nuovi, argomenti inediti, risposte che non si trovano. Ma proprio lì, proprio in quel bisogno di riempire, si rischia di svuotare tutto. Il cervello, sotto stress, non ha spazio per il nuovo. Anzi: basta un esercizio che non viene, una formula dimenticata, per scatenare il panico. E quel panico può cancellare persino ciò che si sa benissimo. Per questo, nei giorni prima degli esami, il nostro ruolo — da tutor, insegnanti, genitori — cambia. Non è più quello di chi spiega, insegna, trasmette. È quello di chi guida nel ripasso, con pazienza...